Che fine fanno i milioni di materiali P.O.P. (Point of Purchase) e Display espositivi prodotti dall’industria al termine del loro ciclo di vita? E le materie prime che li compongono? La risposta che tra l’altro riguarda il “sistema retail” italiano, quindi la GDO e nondimeno, l’industria di marca del nostro Paese, è piuttosto semplice: tutto viene regolarmente smaltito nella cosiddetta “raccolta indifferenziata”, il cosiddetto “nero”, con la conseguenza che la possibilità di riciclare i materiali risulta letteralmente vanificata o più complessa. E con tutti i risvolti ambientali ed economici negativi facilmente intuibili.Sul piano pratico, alcune soluzioni al problema le hanno ideate uno staff di Project Manager, l’Ingegner Luca Stella, e gli architetti Fabio Battista e Andrea Tempesta. di Eurodisplay Design Progress, società tra le più creative nel comparto della produzione di display e dei sistemi per il proximity marketing: «È nel cercare di analizzare questi semplici ma fondamentali punti –racconta Luca Stella- che già un paio di anni fa è stato sviluppato un progetto di display P.O.P. costituito da materie prime nobili e soprattutto riciclabili».
Il progetto è stato ribattezzato N.E.D. (Never Ending Display o display infinito per la sua ricilabilità) e oggi da vita a uno strumento espositivo versatile sostenibile e appositamente concepito con l’obbiettivo di garantire la sostenibilità dell’intero processo produttivo. Attualmente N.E.D è disponibile in 3 formati standard misuranti un quarto, un sesto e un ottavo di pallet. Dotato di vassoi in polistirolo è stampato a iniezione e presenta una struttura in materiale cartotecnico priva di plastificazione, fustellata e certificata FSC (Forest Stewardship Council).
Inoltre i componenti di N.E.D. sono tra loro assemblabili senza l’ausilio di collanti. Una caratteristica fondamentale che rende facilmente riciclabile, per tanto sostenibile questo strumento espositivo dotato di un funzionale quanto semplice sistema di montaggio ai incastri, predisposto per sorreggere un quantitativo di prodotti che, nella versione da un quarto di pallet, può raggiungere i 90 Kg di carico dinamico (espositore precaricato) e 130 Kg di carico statico. Sotto il profilo logistico quindi N.E.D. si presta soprattutto al posizionamento delle campagne promozionali che si svolgono in gdo.
Non a caso Heineken Italia ne ha subito avviato il posizionamento punti di vendita di sua competenza del canale distribuzione moderna, per un test di fattibilità. L’adozione è iniziata nel 2015, anche nel 2017 molti dei materiali espositivi relativi Birra Moretti e Ichnusa presentano lo standard N.E.D.
Grazie ai suoi protocolli di implementazione, più che uno strumento espositivo N.E.D rappresenta di fatto un nuovo modello di business che, oltre a essere ineccepibilmente sostenibile per l’ambiente, consente alle big company di risparmiare fino al 30% in costi logistici, cioè in relazione al supply chain management (trasporto, ingombro montaggio), laddove quando il materiale viene ripiegato in un’apposita scatola di cartone occupa meno spazio sui veicoli. Nel momento della sua installazione sul punto di vendita il tempo medio richiesto per l’allestimento è di 2 minuti operando su incastri di semplice manipolazione. In termini di risparmio, il recupero delle materie prime e il loro reimpiego, la percentuale di saving arriva mediamente al 20% .
«La volontà di Eurodisplay Design Progress –conclude Stella- è di arrivare a un protocollo di intesa che veda coinvolti tutti gli attori della filiera: produttori, industria e grande distribuzione. In primo luogo con l’obbiettivo comune di riuscire a smaltire e riciclare tutti i materiali pop, implementando un servizio di ritiro presso il punto vendita nell’ambito di una “zona test”. In secondo luogo, dopo l’estensione del servizio su scala nazionale, reimmettendo nel ciclo di produzione, gran parte dei materiali già distribuiti».