JO-YO: il display eco-spazialista

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Come Spiega l’autore dell’opera Jo-Yo  Massimo Farinatti: “Se la prossemica, come definiva Edward Hall, è lo studio dell’uso dello spazio e della distanza tra le persone durante le interazioni sociali e si manifesta sul modo in cui gli individui si posizionano nell’ambiente, si muovono e interagiscono con gli altri – e, su come tali dinamiche influenzano la comunicazione e le relazioni interpersonali – allora possiamo parlare di ‘prossemica degli spazi’. Una disciplina quest’ultima che osserva l’interazione tra le persone e gli elementi che danno senso alle aree espositive. Cosi Jo-Yo, con la sua presenza, si pone in relazione diretta con gli individui, parlando di incontro e completamento, alla stregua di un portale che calamita l’attenzione e mette in relazione l’utente con gli elementi esposti, in un gioco di colori e trasparenze. Il suo nome porta con sè l’eredita di Jo e Josephine le due “Everage people” create da Henry Dreyfuss nel suo “Design for People”, così come quella coppia che vivrà per sempre John (Lennon) & Yõko (Ono)“. In questa sede JO-YO, espressione totemica in grado di dare senso allo spazio retail, entra a far parte di un’economia di tipo circolare che ne determina la sostenibilità ambientale grazie al sapiente uso di una materia prima quale Green Cast®. Un marchio che rappresenta la linea di lastre acriliche colate 100% riciclate e riciclabili prodotte da Madreperla spa, il cui ciclo di produzione inizia da materiale pre e post consumo.
Il progetto JO YO è depositato presso il registro ADI con il protocollo RP 3769 ed è stato presentato alla mostra Elementaria 2023 (tutti i diritti riservati).
Al netto del valore aggiunto addotto da Massimo Farinatti all’opera Jo-Yo nella sua elaborazione prossemica, la citazione del designer milanese è enorme e per i più richiama a ‘I tagli’ (Concetto Spaziale Attese) del pittore-scultore Argentino Lucio Fontana. Per intenderci, l’opera del pittore si concretizza con alcuni tagli applicati direttamente su una tela di lino belga dopo un passaggio in idropittura e rinforzi con cementite, alchidite e alcune garze talvolta nere applicate sul retro per conferire profondità e corpo al vuoto del taglio. In sintesi lo scopo del taglio, come spiegava lo stesso Fontana è la rappresentazione della liberazione del uomo dalla schiavitù della materia: il pittore, in somma, va oltre la tela beneficiando di un’uteriore dimensione. Ora l’opera di Farinatti riporta in trittico questo concetto al design espositivo: oltre l’esposizione dunque! Un invito che vale anche per il fruitore. Un’esortazione a sortire, a passare attraverso. ‘Break on through (to the other side)’ cantava Jim Morrison per descrivere l’atto di passare oltre, penetrare e vedere al di là delle cose. Così come l’artista musicale, il designer e il pittore sono liberi di andare oltre lo spazio pittorico, scultoreo o progettuale, mentre il fruitore resta libero addurre altre interpretazioni.
L’ingegnerizzazione dell’opera JO-YO porta la firma di Acrilway.
Marco Oltrona Visconti
Marco Oltrona Visconti
Giornalista Professionista
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